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Claudio Magris, il brano del nuovo libro: gli Araucani, liberi come cavalle

Claudio Magris
Il 17 novembre 1860 il francese Orélie-Antoine de Tounens annuncia la nascita del Regno di Araucania. L’estratto da «Croce del Sud» (Mondadori) che esce l’8 settembre

di CLAUDIO MAGRIS

Il brano che pubblichiamo è l’incipit del secondo capitolo di Croce del Sud. Tre vite vere e improbabili, in uscita martedì 8 settembre per Mondadori. Qui l’articolo di Cristina Taglietti.

Il 17 novembre 1860 Orélie-Antoine de Tounens, procuratore legale a Périgueux, in Francia, annuncia al mondo la nascita o rinascita del Regno di Araucania, cui più tardi darà il nome di Regno di Araucania e Patagonia, proclamandosene re. In realtà parlava da re sin dal 18 luglio precedente, quando aveva varcato — forse con due amici, uno dei quali già nominato Ministro, forse da solo — la frontiera con l’Araucania, che il Cile peraltro considera suo territorio, temendo semmai pretese su di essa da parte dell’Argentina.

Quali sono i confini dell’Araucania? Non conosco i limiti del suo territorio, dirà più di cinquant’anni dopo Benigar, cercando di definirli attraverso i toponimi; forse non ci sono. Comunque, sia pure premettendo un «forse», egli parlerà di un territorio al centro del Cile e di un altro nell’Argentina. I limiti, a suo avviso, per l’Argentina sarebbero il 30° e il 46° parallelo e per il Cile, tra le Ande e il Pacifico, fra il 30° e il 47°. Un territorio, grosso modo, di 800 mila chilometri quadrati. Probabilmente imparentati con i Guaranì brasiliani, i Mapuche ovvero Araucani avevano valicato le Ande nell’Ottocento o Settecento avanti Cristo, insediandosi nel Cile centrale e successivamente a nord nel deserto di Atacama, e, a sud, sino all’isola di Chiloé. Mapuche è il nome che si erano dati essi stessi: popolo della terra, cacciatori e raccoglitori e presto agricoltori; sempre guerrieri, usi a decapitare i nemici uccisi e a usare il loro cranio come una coppa.

Gli Inca li chiamavano Auca — che in mapudungun, la lingua mapuche, significa selvaggio, ribelle; è anche un termine che indica una cavalla ombrosa — perché avevano accanitamente resistito alla loro invasione e al loro dominio. Un popolo libero che non riconosce pieni poteri ai suoi capi e che prende le decisioni in una specie di assemblea; quando, secoli più tardi, l’improbabile avvocato francese vorrà farsi loro re, riconoscendo a quegli Indios sparsi e nascosti nelle foreste il potere legislativo, egli sarà forse affascinato da questa loro indomita fierezza, che lo spingerà a studiare le vecchie frontiere o pretese tali tra Cile e Araucania e a proclamare l’indipendenza e la libertà di quest’ultima, considerandola un vero Stato.

5 settembre 2020 (modifica il 6 settembre 2020 | 00:01)

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