ViaggiaResponsabile

LE DONNE IN PERÚ: UMANIZZAZIONE DELLA PACHAMAMA

Ascoltando la sua storia millenaria

Articolo di Giovanni Vaccaro responsabile e guida dei nostri viaggi in Perù.

In questi giorni di convivenza forzata con la minaccia di morte per un virus invisibile e sconosciuto, venutoci addosso senza preavviso, chi troviamo in prima linea nei mercati, piazze e dovunque pulsi la vita, sempre pronte a erigere le trincee della resistenza? Naturalmente loro, le donne, figlie della Madre Terra, nate con doppio cordone ombellicale, che li lega millenariamente alla Pachamama oltre che alla propria madre biologica.

Queste donne che si contemplano ogni giorno nella lotta quotidiana per la vita, sono il vero volto dell’Amerindia intera, il cui nome originario: Abya Yala, ci ricorda che la sua storia rimonta a molto prima che l’invasione occidentale la chiamasse America.

Loro, che contempliamo ogni giorno, quando in questa parte di terra del Tahuantinsuyo, che oggi chiamiamo Perú, le incrociamo nei mille sentieri tortuosi delle Ande o nei cammini immersi nel verde dell’Amazzonia o polverosi del deserto della costa riflettendo il potere e l’abbondanza della loro madre millenaria.

Responsabile della fertilità nei campi, la Pacha Mama, è da sempre la divinità femminile, che produce, che genera.

Per i quechua dell’antico Tahuantinsuyo: Perú, Bolivia, Ecuador, parte della Colombia cosí come del Nord del Cile e nord est dell’Argentina, la Madre Terra è la massima divinità. Pacha è universo, mondo, tempo, luogo, mentre la Mama è madre. Madre di tutto l’Universo.

La parola “Pacha” originariamente indicava solo un tempo o un’era del mondo, un cosmo o un universo, per poi continuare a riferirsi a un luogo o spazio e alla stessa terra che genera vita, come simbolo di fertilità.

La Pachamama è la madre delle colline e dell’umanità, che matura i frutti e moltiplica il bestiame, potendo evocare gelate e pestilenze e dare fortuna alla caccia.

Viene anche invocata quando si verificano determinate malattie o durante il viaggio, in modo da non iscriversi o rimanere indietro sulla strada. Aiuta anche i tessitori e i ceramisti a finire bene il loro lavoro.

Viene descritta come una donna millenaria di statura molto corta, testa grande e piedi grandi, con un cappello amplio ed enormi infradito. Vive sulle colline ed è spesso accompagnata da un cane nero molto coraggioso e con la vipera è in suo aiuto.

Interviene in tutti gli atti di riproduzione. Spesso appare alla sua popolazione che la venera per chiedere loro cosa stanno facendo sulle colline. Visita gli altri nelle loro dimore per ringraziarli per come si sono presi cura di lei o per non aver ucciso i cuccioli delle vigogne, animali che protegge in modo speciale.

Tutta la natura è il tempio della Pachamama, ma gli apachetas (tumuli di pietra artificiale) costituiscono i principali strumenti per il suo culto.

Peró da tempo il maschilismo ed il patriarcato hanno cercato di imporsi fin da quando l’uomo “nella sua ricerca di cibo ed in particolare con la caccia, ha iniziato a usare lo strumento e la forza. A partire da quel momento il maschile divenne il genere predominante. Le relazioni uomo-donna iniziarono a divenire disuguali così come le relazioni uomo-natura.

Il mondo occidentale ci ricorda che dobbiamo aspettare il secolo XIX, quando le idee di Libertà, Uguaglianza e Fraternità pretendono di essere universali già in questo mondo, per iniziare il processo della fine del ciclo patriarcale e maschilista, con la sua appendice nel capitalismo, per innaugurare un nuovo paradigma con i primi successi.

Peró qui in questa parte di terra che apparteneva all’antico Tahuantinsuyo, Perù, che appartiene alla Patria Grande dell’ Abya Yala, la storia ci ricorda che questa ricerca di uguaglianza e giustizia tra l’unico genere umano è semplicemente l’armonia ed il riconoscimento che è la complementarietà dell’uomo con la donna fin dalle prime culture.  L’archeologia peruviana ci ricorda che per lo meno 5000 anni fa la relazione era diversa. Le donne avevano un altro ruolo, prima dell’invasione. Accedevano a funzioni rilevanti nell’organizzazine sociopolitica, economica, e religiosa. E furono cogestori di una civiltà che produsse scienza, arte e tecnologia.

Per lo meno 5000 anni fa, nei diversi insediamenti della civiltà di Caral, la più antica d’America (e la seconda più antica al mondo, dopo la civiltà della Mesopotamia) e tutte le altre civiltà che si susseguirono a partire da Caral promuovevano la relazione di armonia tra la donna e l’uomo e la necessità di complementare le loro funzioni per ottenere il beneficio sociale generale e l’unità dell’umanità.

A Caral, l’archeologia ci mostra che donne che esercitavano l’autorità sociopolitica fin da allora. Ci sono varie testimonianze: 2 sculture recuperate a Miraya, nella valle di Supe, a 200 km a nord di Lima, che rappresentano un uomo ed una donna con le caratteristiche di persone di potere; 3 piccole statue di divinità o sacerdotesse; la tomba di una donna di circa 50 anni con decorazioni che mostravano il suo alto ruolo politico. Nell’ambito economico la donna sviluppò attività produttive come l’uomo. Produceva tessuti, partecipava alla pesca, all’agricoltura ed all’artigianato. Sempre in modo complementare all’uomo, assumendo un ruolo che rappresentava in tutti i suoi ambiti, la parte legata alla procreazione e fertilità.

In tutte le cività seguenti, donne ed uomini sviluppavano attività complementari i tutti gli ambiti. Anche María Rostoroski, una delle più importanti studiose dell’antichità del Perù, approfondendo le culture pre-spagnole, ricorda come si distinguono 2 tipi di divintià distinte. Le divinità femminili e maschili. Le femminili coprivano le necessità del genere umano, offrendo ai loro fedeli il necessario per sopravvivere. Erano divinità: la Pachamama, la Terra feconda; la Mama Cocha il mare; Urpay Huachac, la divinità dei pesci ed uccelli marini. La Mama Raiguana, le piante produttrici di alimenti. Mentre le divinità maschili erano relazionate ai fenomeni naturali come valanghe, movimenti sismici, tempeste, tuoni e fulmini, ecc che in generale trasmettevano l’idea di inseminazione della Terra. Erano maschili le divinità delle montagne, da dove scendeva l’acqua per irrigare i campi. La visione del cosmo era interpretata come armonia determinata dalla complementarietà e dualità. Per esempio la Luna divinità femminile veniva rappresentata sempre in modo complementario al Sole, che era una divinità maschile. Il sistema organizzativo indigeno delle Ande e dell’Amazzonia era basato nella Reciprocità, la Redistribuzione, la Minka o aiuto mutuo, l’Ayni e la necessità di appartenere ad una famiglia estesa. Infatti, la cosa peggiore che potesse accadere ad una persona era di non appartenere o non integrarsi ad un gruppo. Concetto opposto all’individualismo moderno. 

Un’altra grande sorpresa di questa parte di mondo è la scoperta di un grande numero di governanti femminili. Le Capullanas o Tallaponas erano le governanti delle società della Costa, mentre che le Coya lo erano  per la società Inca. Ricevevano lo stesso rispetto ed accesso alle diverse posizioni sociali, politiche e religiose. Questi valori ancestrali servono per la riflessione delle società attuali. Sono numerosissimi i riferimenti nei documenti degli archivi sull’esistenza di donne Curacas, che esercitavano direttamente il potere in vari signorii. Il privilegio del comando e dell’autorità non era esclusività dell’uomo, ma diversificato tra l’uomo e la donna. Ci sono testimonianze di donne che governavano durante tutto il periodo coloniale, fino all’inizio della Repubblica. Esempi di donne curaca sono: Contarhuacho, curaca di Ananguaylas; Rurinhuaylas o Luringuaylas governata da Añas Colque.

Nel 2006 una delle scoperte archeologiche più impressionanti per i nostri contenuti, nel complesso archeologico El Brujo, a Trujillo (circa 500 km. a nord di Lima) è stata la tomba di una giovane madre con la pelle tatuata, la Señora de Cao, coperta di gioielli e simboli del potere della potente cultura Mochica o Moche (100 e 800 d.C.), avvolta in un fascio elaborato e protetta da sepolture di guardiani, sacrificati per il suo viaggio nell’aldilà.

La scoperta, che ha scioccato il mondo, per mostrarci i segni di tutto il potere politico e religioso in una sovrana femminile. Decorato con luccicanti anelli al naso, corone e collane, avvolti in tessuti squisiti, affiancati dalle armi e dai simboli del potere dei sovrani Mochica,

All’interno dell’involucro funerario sono state rinvenute quattro corone e diademi di rame dorato. La Signora di Cao fu sepolta con due grandi bastoni cerimoniali in legno, ricoperti di rame dorato. Questi simboli di potere rivoluzionano l’idea maschilista con cui vennero gli invasori in questo continente, negando le figure femminili con potere con cui si incontravano.

Quando gli spagnoli incontrano gli Incas, trovano 2 archetipi femminili. La donna occupata nei compiti della casa, l’educazione dei bambini, l’adempimento dei compiti agricoli e tessili; e d’altra parte, la tradizione della donna guerriera, libera e audace, che esercitava il comando degli eserciti e del potere. Questi due esempi di donne sono rappresentati da Mama Ocllo e Mama Huaco, entrambe compagne di Manco Capac nel mito del suo arrivo a Cusco, per fondare la dinastia Inca e creare il Tahuantinsuyo. La tradizione spagnola riporta solo la figura di Mama Ocllo, figura di donan sottomessa e subordinata, senza riportare la figura di Mama Huaco, che al contrario, mostra una situazione diametralmente opposta, con la sua audacia militare e politica.

Quando gli europei hanno invaso questo continente, dandogli il nome di America, l’importanza delle donne indigene nella società fu accettata solo in una posizione di sottomissione, influenzata dai dogmi e dal patriarcato maschilista che interpretava la cultura dominante grecoromana solo in quest’ottica. 

Questo nonostante la storia mostra il contrario, anche davanti ai loro occhi, come  nell’assedio a Lima del 1536, un anno dopo la fondazione spagnola della città, quando appena dopo la sollevazione dell’Inca Manco II, la storia mostra come protagonisti di tale impresa oltre a Quiso Yupanqui anche Illa Topa (comandante donna).

E ai tempi della colonia ricordiamo anche le Capullanas di Piura al nord dell’attuale Perù che esistevano dai tempi preinca ed erano donne, signore e Signore di altrettanti regni fino ai primi decenni della colonia.

Le Capullanas potevano, oltre ad esercitare il potere, anche separarsi dal marito e sposarsi con un altro. Invece, durante il periodo della colonia le Capullanas potevano governare solo attraverso il marito.

Permanevano numerosissime le figure di sacerdotesse per quanto riguarda il ruolo nei templi. Molte di loro sono rimaste nelle prime cronache spagnole della colonia. Per esempio nelle regine di Apurimac si ricorda la sacerdotessa Asarpay a servizio di una divinità femminile che per non arrendersi agli spagnoli si suicidó lanciandosi in un abismo. Ogni tempio di adorazione alla divinità della Terra e della Luna erano a carico di sacerdotesse, come pure per i riti dell’equinozio, che allo stesso tempo compivano con il ruolo di addette al culto e guardiane degli alimenti e dei vestiti sacri.

Anche nel lavoro dei campi il ruolo delle donne era complementare a quello degli uomini. Alle donne toccava la semina, la coltivazione e la selezione e conservazione dei semi oltre ad accudire gli animali. Mentre che l’uomo era incaricato della raccolta e del trasporto.

Le donne quindi portano qualcosa di radicalmente nuovo nel sistema produttivo, nella società e nello Stato. Il loro ruolo non sarà solo competitivo e autorevole. La donna contribuiva con ciò che viveva nel dominio privato: i valori di solidarietà, condivisione e cura.

Oggi molti studiosi deducono come millenariamente la donna sia stata educata all’altruismo, valore che la società futura richiede che ritorni ad essere vissuta di nuovo nell’ambito pubblico.

Ciò è stato chiarito anche dalla coscienza collettiva nel Rapporto del Fondo delle popolazioni delle Nazioni Unite (UNFPA) che sostiene: “La razza umana ha saccheggiato la Terra in modo insostenibile. Ma dando alle donne un maggiore potere decisionale sul loro il futuro, si può ancora salvare il pianeta dalla sua distruzione”. “Qui non stiamo parlando solo di potere di partecipazione, che hanno sempre avuto, ma di potere decisionale”.

Cè sempre maggior fiducia ed accettazione che, comprendendo la vita da quando la generano saranno i principali protagonisti nella decisione di una biocivilizzazione basata sulla cura, la solidarietà e la logica del cuore, senza la quale la vita non germina. Hanno svelato la loro dimensione di cura, dolcezza e amore che si complementa all’assolutizzazione della ragione, organizzazione, direzione.

In questi giorni minacciati dal virus mortale, da queste terre millenarie dell’antico Tawantinsuyo, la Pachamama, grida il ritorno all’integrità dell’umanità, reclamando il superando il patriarcato ed il maschilismo affinchè la donna con la sua armonia complementare recuperi il suo spazio concessogli fin dall’origine e recuperi nello spazio pubblico la sua relazione vitale con la Pachamama, nelle nuove lotte, per allontanarci così dalla via del non ritorno e dare una nuova direzione alla nostra esistenza dall’Amerindia a tutto il nostro pianeta nella costruzione di un nuovo mondo possibile.

El potente rezo al planeta de más de 500 mujeres en el Valle ...
Be Sociable, Share!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.