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Un’altro turismo è possibile – Mag Verona intervista Vittorio Carta di Planet Viaggi Responsabili

Mag - Verona

“Questo viaggio mi ha cambiato la vita”

Vittorio Carta di Planet – Viaggi Responsabili rilancia e racconta…

a cura di Tommaso Vesentini

Vedere ciò che non avreste mai incontrato: è l’essenza del turismo responsabile, quello che propone l’agenzia di Vittorio Carta a Verona seguendo un modello di sviluppo nuovo per tempi che stanno cambiando. Un modello di sviluppo diffuso, lontano dai colossi dell’industria e degli aiuti statali, un modello legato al territorio che guarda alle persone, alla scoperta, alla condivisione. Che permette di vivere l’esperienza di un mondo nuovo presi per mano da chi quel mondo lo ama e lo abita tutti i giorni.

La prima esperienza l’ha fatta come cooperante in Guatemala. Poi Vittorio Carta è tornato in Italia, ma si è portato dietro il ricordo delle realtà che aveva conosciuto e, dopo alcuni anni nel mondo del turismo responsabile, ha deciso di fondere le due parti proponendo  viaggi che portassero nei Paesi che aveva conosciuto come cooperante.

Turismo responsabile, qual è la differenza?

“Il punto fondamentale è creare attività economica che si autosostenga basandosi su presupposti diversi da quelle tradizionali: che  funga da volano economico e favorisca le realtà locali dei paesi attraversati, dividendo con loro e in maniera paritaria i frutti del lavoro svolto?”

Un modello che vale anche per l’Italia?

“Si, anche per l’Italia: c’è un modello generale dell’economia che non regge più. La domanda fondamentale è chi tira le fila dell’industria del turismo e a chi vanno i benefici?  C’è una generale trasformazione dell’economia che si sposta dalla grande scala, dai grandi numeri, alle piccole realtà diffuse. Le grandi navi da crociera hanno bisogno di essere riempite ogni volta: ma che succederà se la gente non avrà voglia di impacchettarsi sulle navi da crociera o non avrà più i soldi per farlo? Un enorme sistema che sembrava forte, si rivelerà fragile. Quella forza, però, attualmente garantisce risorse e finanziamenti pubblici che vengono negate ad altre nascenti soluzioni. Ogni giorno si scoprono fallimenti di grandi tour operator. Fallimenti che si scaricano sulle spalle della collettività. Per scoprire, magari, che gli azionisti beneficiati dalle sovvenzioni statali sono le famiglie delle criminalità organizzata. Le compagnie turistiche chiudono e riaprono e, nel passaggio, vengono scaricate le persone che lavorano. Ma la domanda è: se gli sforzi pubblici fossero indirizzati verso un altro modello, legato ai territori, diffuso, con un’idea dello sviluppo e dell’ambiente diversa? E’ ora di concepire, anche in campo turistico, lo sviluppo economico in modo responsabile e rispettoso delle biodiversità e delle differenti umanità. Chi opera turismo responsabile, in questo momento, lo fa con le sue sole forze senza percepire aiuti di nessun tipo”.

Quindi la prima differenza, oltre che nella concezione,  è nella struttura. Poi, quale altri differenze ci sono?

“Si, la struttura è diversa: non i grandi gruppi internazionali  ma tante realtà locali, accoglienti e più funzionali. Poi la differenza è nella conoscenza vera del territorio che si visita: perché ad accompagnare sono le persone che hanno un rapporto diretto con quella realtà. E’ un processo che segue il cambiamento nella voglia di conoscere delle persone. Anni fa il desiderio era di svagarsi senza distinzione – da qui l’apogeo dei villaggi turistici, chiusi al mondo che li ospitava e tutti uguali – adesso è di conoscere. E di capire. C’è poi un’altra differenza”.

Di che si tratta?

“Riguarda le persone che ti accompagnano. Le persone che ti guidano nel loro Paese non sono professionisti slegati dalla realtà che attraversano,  ma persone che la amano intimamente, alle quali ti affidi e di cui fidarsi. Spesso, poi, sono persone che lavorano in quella realtà,  e che possono offrire una condivisione approfondita della realtà – anche social e- nelle quali loro stesse operano”.

Cosa rimane di quello che ha visto e che non avrebbe visto altrimenti?

“Il punto fondamentale è che facciamo economia con un’autenticità vera: dobbiamo vivere noi e devono vivere quelli che stanno nei Paesi che sono meta dei viaggi. Questa necessità lega il nostro lavoro ad aspetti concreti più che emozionali. Ed è proprio questa laicità che ci permette di capire meglio, di accogliere le differenze culturali, l’essenza dei Paesi e delle persone che incontriamo. In alcuni Paesi africani non ha senso chiedere quanto costerà il viaggio l’anno a venire, e questo ti dà il metro dell’instabilità. Se una donna decide di lavorare per noi, in molte regioni allontana la data del matrimonio rischiando di attendere troppo. Questo ti da il peso della sua scelta. Quando una persona viene meno o va altrove, cambiano i viaggi stessi e gli itinerari, perché su quella persona si basavano. E questo ti dà il metro della condivisione. Viene poi il momento in cui le persone tornano e ti dicono:  “Questo viaggio mi ha cambiato la vita”. E allora si capisce che il viaggio ha raggiunto l’obbiettivo, perché ha trasmesso conoscenze, ampliando l’orizzonte e la consapevolezza di una persona, gli ha fatto vedere cose che non sapeva esistessero. E che non avrebbe visto altrimenti. Anche questo nostro modo di fare economia è ‘diverso’, lascia un segno. Grazie ai nostri sforzi si è creata e distribuita ricchezza nei due sensi. E non solo ricchezza di soldi, ma di vita”.

 

Contatti:

Vittorio Carta

Planet Viaggi Responsabili

Via Vasco de Gama 12 /a

37138 Verona  –  Italia

Telef: ++39-045-8342630 – 89.48.363

http://www.planetviaggi.it/

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