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Tanzania – l’habitat degli antichi ominidi di Olduvai

La gola di Olduvai, importante sito archeologico africano, è un avvallamento lungo circa 40 km, chiuso da ripide pareti, situato nella pianura di Serengeti, nel nord della Tanzania, e collegato alla Grande Rift Valley che si estende lungo l'Africa orientale.

La gola di Olduvai, importante sito archeologico africano, è un avvallamento lungo circa 40 km, chiuso da ripide pareti, situato nella pianura di Serengeti, nel nord della Tanzania.

L’analisi del paleosuolo della Gola di Olduvai ha permesso di ricostruire l’ambiente in cui vivevano i nostri più antichi antenati: un’area a bosco e savana, attraversata da un corso d’acqua e arricchita da una piccola zona umida, circondata da una più inospitale regione arida.

Un paesaggio molto variegato con un bosco situato vicino a una piccola zona umida d’acqua dolce accanto a cui si apriva un’ampia area aperta a pascolo: il tutto circondato da una più vasta regione caratterizzata da un clima arido. Era così l’ambiente della Gola di Olduvai all’epoca in cui vi vivevano i primissimi esseri umani, come riferisce un gruppo internazionale di geologi, ecologi e paleoantropologi in un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

L'habitat degli antichi ominidi di Olduvai(

Gli esseri umani si sono evoluti in risposta alla disponibilità di risorse vegetali e di acqua nel loro ambiente. Tuttavia quali fossero le risorse su cui potevano contare i primi uomini e quale sia stata la loro specifica incidenza sull’evoluzione della nostra specie è oggetto di discussioni e polemiche perché le informazioni sulla loro reale distribuzione sono molto scarse.

Clayton Magill e colleghi sono ora riusciti a ottenere campioni ricchi di marcatori vegetali relativi a circa 25.000 metri quadrati del cosiddetto “orizzonte FLK Zinj”, ossia del suolo su cui quasi 2 milioni di anni camminava l’Australopithecus boisei (che all’epoca della sua scoperta era stato battezzato Zinjanthropus boisei, da cui il nome dell’orizzonte geologico).

accesso a una ricca varietà di piante acquatiche e di vegetali di sottobosco e di savana. Secondo i ricercatori è plausibile che una parte significativa della dieta di A. boisei fosse

L’eccezionale conservazione dei biomarcatori ha permesso di definire la struttura del paesaggio con una risoluzione che va dal singolo metro quadrato, per le aree più documentate, fino ai mille metri quadrati per quelle più povere.
In particolare, le analisi hanno mostrato che gli antichi ominidi avevano accesso , le analisi hanno mostrato che gli antichi ominidi avevano accesso a una ricca varietà di piante acquatiche e di vegetali di sottobosco e di savana. Secondo i ricercatori è plausibile che una parte significativa della dieta di A. boisei fosse costituita da diversi tipi di piante erbacce e di felci, integrate da carne, il cui consumo è testimoniato dalla presenza di numerosi resti di carcasse su cui sono identificabili tracce di macellazione.

L'habitat degli antichi ominidi di Olduvai

La regione della gola di Olduvai. NASA/GSFC/METI/ERSDAC/JAROS, e U.S./Japan ASTER Science Team)

Sulla base dell’analisi della distribuzione spaziale dei marcatori vegetali e dei fossili animali, i ricercatori ipotizzano inoltre che nell’area vi fosse una densità relativamente elevata di ominidi e che fra di essi vi fosse una collaborazione sociale quanto meno per il trasporto delle risorse, e in particolare delle carcasse animali, dalle aree aperte a quella boschiva che, oltre a essere attraversata da un corso di acqua dolce, offriva un rifugio dai predatori.

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