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Perù – il racconto di Gianni Vaccaro dalla periferia sud di Lima.

Carissimo Vittorio, 

come stai? come sta la famiglia? Ti scrivo, alla fine delle vacanze estive in Italia per mandarti un saluto e darti nostre notizie dal Perú. 

Noi qui stiamo bene anche se la situazione della pandemia è ancora preoccupante. Viviamo ancora in una semi quarantena e cerchiamo di essere il piú prudenti possibili quando usciamo.

Tutte le attivitá nelle baraccopoli di Corona Santa Rosa, Pradera del Sur, 9 de Julio e Paraíso, che come sai i vari viaggiatori responsabili conoscono come prima tappa del viaggio, sono state modificate da quando è iniziata la pandemia. 

Con la scuola materna, continuiamo a coinvolgere i bambini da casa, inviando video attraverso i cellulari dei genitori, Le famiglie che non avevano cellulari per poter ricevere video li abbiamo dovuti fornirglieli e cosí ora tutti possono svolgere le attivitá previste per non perdere l’anno e soprattutto per non fargli arrivare il messaggio che per la pandemia li avevamo abbandonati. 

Le attività a Corona Santa Rosa

Anzi si sta creando una simpatica interazione tra alunni ed insegnante, attraverso i video. Ed addirittura si interagisce ancora meglio con le famiglie, praticamente si entra a casa loro, in modo virtuale. La conferma che si sta realizzando un buon lavoro, nonostante la situazione, è  confermata dalla gran soddisfazione dei genitori, che si mostrano molto contenti per come progrediscono le conoscenze, competenze ed abilitá dei bambini. Progressi che sono fondamentali per poi poter entrare a scuola senza difficoltá e problemi.

Ora i genitori, essendo coinvolti di piú nell’accompagnamento delle attivitá dei loro figlioletti, conosce meglio il lavoro svolto e questo ci mostra pure come addirittura questa emergenza stia creando nuove relazioni, piú profonde, tra genitori e figli e tra le famiglie con noi. Questo è uno degli effetti positivi di questa nuova situazione che la pandemia ci ha obbligato a vivere.

Ci sono anche vari bambini che chiedono agli insegnanti quando arrivano “gli amici dall’Italia che vengono sempre a salutarli”, cioé i viaggiatori che entravano nelle aule per interagire per qualche minuto. É difficile spiegare loro che per questa pandemia il Perú ha chiuso le frontiere e che la stessa pandemia è stata vissuta anche in Italia, da dove arrivano. Loro pensano che le situazioni difficili accadono solo a loro, perché poveri, una visione che aiuta a comprendere la loro visione del mondo.    

Anche con i bambini e ragazzi del doposcuola si sta realizzando una relazione diversa tra insegnanti ed alunni. L’appoggio a distanza per i compiti da parte degli insegnanti con ognuno degli alunni sta permettendo un accompagnamento ancora piú personalizzato, che soprattutto per molti degli adolescenti si sta rivelando come una vera e propria terapia in questo periodo di quarantena dove la relazione sociale è mortificata. Questo entra nel contesto di una grave problematica nazionale dove il Ministerio de Educación del Perú, che in questo periodo di quarantena, a livello nazionale, il tasso di suicidio degli adolescenti, quest’anno è aumentato di quasi il 38% rispetto all’anno scorso, ed è denunciata come una delle tante emergenze nazionali di questo periodo particolare. 

Inoltre come gruppo umano dell’Associazione Yachay Wasi abbiamo potuto comprendere meglio le realtá di tante famiglie per poter intervenire in modo piú appropriato a seconda delle realtá specifiche, sia a livello sanitario che sociale. Per gli ammalati di COVID 19 colpiti in modo non grave da doversi ricoverare abbiamo prestato la bombola dell’ossigeno e il misuratore dell’ossigeno, che abbiamo fatto girare di casa in casa a seconda delle emergenze, per poter affrontare la terapia a domicilio. 

Quasi tutta la popolazione delle baraccopoli dove interveniamo sta trascorrendo una situazione molto grave, in questo senso. Quasi tutte le famiglie hanno avuto vittime  per il COVID 19. La disperazione è stata la difficoltá di poter trovare un posto in ospedale (per il collasso del sistema sanitario per il gran numero di vittime che a livello nazionale hanno reso il Perú come il secondo paese maggiormente colpito a livello mondiale nel calcolo della percentuale tra il numero totale della popolazione ed il numero di morti e contagiati contagiati e morti).

Inoltre qui nella zona, come se non bastasse l’emergenza sanitaria, si è aggiunto anche l’emergenza socio-economico: Moltissime famiglie hanno perso il lavoro. Alle donne che lavoravano come collaboratrici domestiche nelle case delle famiglie con maggiori possibilitá economiche gli è stato detto di non poter piú recarsi al lavoro per evitare la possibilitá del contagio e molti degli uomini che lavoravano in generale nel settore dell’edilizia (muratori, elettricisti, idraulici, ecc.) o nell’artigianato (falegnami, fabbri, ecc.) hanno perso anche loro il lavoro. 

Molti di loro infatti commentano con sconforto: “sembra che il mondo ci sia caduto addosso da un momento all’altro”. 

Considera che a livello nazionale il 71% della popolazione economicamente attiva lavora in modo informale (in nero). Infatti solo il 29% ha accesso ad un lavoro formale ed a Lima, ed ora, solo tra chi lavora nella formalitá, piú di 2 milioni di persone hanno perso il lavoro. Non si puó calcolare quanti hanno perso il lavoro nel settore informale.    

Constatando anche questa emergenza come conseguenza dell’altra emergenza sanitaria, ci siamo organizzati per consegnare varie ceste di viveri, dato che ci sono state settimane in cui intere famiglie non avevano letteralmente nulla da mangiare. 

Inoltre, abbiamo implementato gruppi di donne e uomini di varie famiglie, con capacitá da commercianti, per il microcredito. Finora abbiamo prestato fondi a 18 membri di famiglie differenti. Pensiamo anche di continuare con piú famiglie, di riattivare e implementare la cooperativa di taglio e cucito e stiamo studiando di come poter implementare cooperative legate al riciclaggio, anche se siamo ancora in una fase di studio.     

A livello nazionale i dati non ci incoraggiano. In tutta questa situazione, oltre al preoccupante aumento di suicidi nella popolazione adolescente, il Ministerio de Educación del Perú ha dovuto riconoscere che il 45% degli alunni delle scuole pubbliche, attualmente, a tre mesi dalla chiusura dell’anno scolastico, ha abbandonato gli studi per varie difficoltá per poter collegarsi via internet o per segnale di televisione ai programmi a distanza. È tipica la scena di molti bambini che nelle zone rurali dell’Amazzonia e delle Ande devono fare parecchi chilometri a piedi per raggiungere zone dove il segnale permette di collegarsi. 

Tutto questo ed altri dati stanno svelando come la crescita economica del paese, che con una propaganda manipolata, presentava al Perú come una delle economie “tigre” dell’America Latina, non era altro che una propaganda ideologica per rafforzare questo sistema che crea soprattutto disuguaglianze sociali sempre piú ampie. Infatti la crescita economica si è accumulata soprattutto al 10% della popolazione, dove le 12 famiglie piú ricche del Perú hanno aumentato il loro ricchezza di quasi 100 volte in piú rispetto all’inizio di questo periodo di crescita economica. Inoltre alla crescita economica non è corrisposto un miglioramento delle condizioni educative e sanitarie del paese, come la realtá sa svelando. 

Il Perú, giá prima della Pandemia, era il paese con maggior numero di tubercolosi e  una denutrizione infantile altissima dell’America Latina, dove il 45% dei bambini al di sotto dei 5 anni non raggiungeva il livello di emoglobina adeguato alla loro etá per avere sufficiente ferro nel sangue e permettergli una crescita normale, ora non sappiamo come sono evoluti i dati in queste aree. 

Come potrai comprendere questa situazione non è per nulla facile. Oltre ad aprire spazi che si adeguano alle nuove necessitá, con tutto il gruppo umano di Yachay Wasi stiamo facendo da supporto psicologico a molti bambini e genitori. Constatiamo come le attivitá educative, la consegna di ceste di viveri nei momenti piú critici delle famiglie, l’inizio di prestiti per il microcredito e l’accompagnamento personale stanno aiutando tante famiglie non solo dal punto di vista materiale ma sta dando dei segnali forti per non abbattersi e continuare a sperare nonostante la situazione si sia precipitata in modo inimmaginabile solo alcune settimane prima dell’inizio della pandemia. 

Siamo sempre piú convinti che il nostro maggior servizio sia proprio quello di accompagnare le famiglie quando sembri che tutto precipiti verso il peggio e contemplare nei loro volti il volto di Gesú crocifisso, mantenendo la speranza che dopo il venerdí santo arrivi presto la domenica di Pasqua. 

In tutto questo volevamo far arrivare i nostri saluti e quelli dei vari collaboratori che i viaggiatori hanno conosciuto qui in Perú, come Lurdes a Pisco, Hilda a Nasca, Roberto ad Arequipa, cosí come Hilaria e Valerio a Taquile.

Ti mando un forte abbraccio solidale e fraterno da parte di tutti noi

Gianni e Nancy 

con tutto il gruppo umano di Yachay Wasi  sperando di vederci presto        

Gianni e Nancy a Corona Santa Rosa
Corona santa Rosa, periferia Sud di Lima
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Un pensiero su “Perù – il racconto di Gianni Vaccaro dalla periferia sud di Lima.

  1. franca zivelonghi

    Grazie per farci conoscere , attraverso la vostra lettera, realtà di solidarietà e condivisione e di informazione che non sono conosciute da noi occidentali … e che danno speranza nonostante tutto… covid incluso !!

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