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Le piogge invernali in Groenlandia sono sempre più comuni

Un ruscello di acqua di fusione attraversa il ghiacciaio Russell in Groenlandia. (Cortesia Kevin Krajick/Earth Institute)

L’incremento della fusione dei ghiacciai in Groenlandia è legato in parte significativa alle piogge invernali che interessano sempre più spesso le regioni meridionali dell’isola. Le precipitazioni innescano un meccanismo che influisce anche sulla velocità di fusione dei ghiacci in estate.

L’aumento della frequenza, della durata e dell’estensione dell’area di fusione dei ghiacciai della Groenlandia è legato in parte significativa all’aumento degli episodi di pioggia durante il periodo invernale, causati dal riscaldamento globale. Lo ha stabilito uno studio pubblicato sulla rivista “The Cryosphere”,  condotto da un gruppo di ricercatori fra cui gli italiani Fiammetta Straneo e Marco Tedesco, rispettivamente della Scripps Institution of Oceanography a La Jolla, in California, e della Columbia University.

Si stima che la Groenlandia stia perdendo circa 270 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno. Fino a poco tempo fa si riteneva che gran parte di questa perdita fosse legata al distacco di grandi iceberg dai margini dei ghiacciai, ma studi recenti hanno mostrato che ben il 70 per cento di essa è in realtà dovuta al deflusso delle acque di fusione.

Anche se il progressivo aumento di questo deflusso nel corso degli ultimi decenni è imputabile al riscaldamento dell’atmosfera – che ha portato a un aumento della temperatura superficiale del ghiaccio di 1,8 °C in estate, e fino a 3 °C in inverno – l’entità di questo aumento non è in grado da sola di giustificare il forte incremento del deflusso.

I ricercatori hanno preso in esame 313 eventi di accelerazione della fusione avvenuti fra il 1979 e il 2012, analizzando le immagini satellitari e i dati relativi a temperatura, vento e precipitazioni rilevati da 20 stazioni meteorologiche installate sui ghiacciai groenlandesi.

E’ risultato che, per quanto l’entità complessiva delle precipitazioni non sia cambiata nel periodo in esame, è cambiata la loro struttura, con un aumento degli eventi di pioggia anche d’inverno, a latitudini e altitudini progressivamente maggiori.

Oltre a ridurre l’apporto di neve fresca, le piogge fanno sciogliere gli strati superficiali di quella che si era depositata, innescando un fenomeno di deflusso fuori stagione, che resta comunque piuttosto contenuto.

Le piogge invernali in Groenlandia sono sempre più comuni
Uno scorcio del ghiacciaio Russell. (Cortesia Kevin Krajick/Earth Institute)

L’effetto principale di queste piogge infatti è ritardato: gran parte della neve fusa per la pioggia torna a gelare rapidamente, ma questa volta sotto forma di uno strato di ghiaccio. Poiché il ghiaccio riflette la radiazione solare molto meno della neve, quando arriva l’estate questo strato si scioglie molto più rapidamente, dando origine a una imponente massa di acqua di fusione, che accelera lo scioglimento anche del ghiaccio sottostante.

L’aumento delle precipitazioni piovose anche d’inverno è dovuto alla maggiore frequenza con cui la Groenlandia meridionale e sud-occidentale è interessata da venti oceanici umidi e relativamente caldi provenienti dal sud – che le popolazioni locali chiamano neqqqajaaq – legata ai mutamenti nelle correnti a getto stratosferiche indotti dai cambiamenti climatici.

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